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Home » Ospite dell’Università di Foggia nega la mafia. Le frasi choc di Paciello e il suo rapporto con D’Alba

Ospite dell’Università di Foggia nega la mafia. Le frasi choc di Paciello e il suo rapporto con D’Alba

Di Francesco Pesante
20 Maggio 2023
in Inchieste
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ciao ciao: "" -

Negazionista della mafia ospite dell’Università di Foggia. Accade a Piero Paciello, direttore del quotidiano l’Attacco, ormai onnipresente a convegni, incontri ed eventi per ammorbare le platee con i suoi lunghi monologhi. Una sovraesposizione che fa sorgere alcuni interrogativi, soprattutto alla luce del suo ultimo video editoriale nel quale afferma di “avere paura” parlando dell’interdittiva antimafia all’imprenditore foggiano della società “Tre Fiammelle”, Michele D’Alba, comparso sulla famosa lista delle estorsioni della mafia locale.

In una sorta di docenza online, nel corso di “Diritto amministrativo della criminalità” attivo presso il “Demet” dell’ateneo, Paciello – ospite di Francesca Cangelli – ha cercato di smontare il provvedimento di scioglimento per mafia del Comune di Foggia nel 2021, criticando aspramente anche le interdittive spiccate nei confronti di aziende del territorio.

Una difesa ad oltranza, ed interessata (?), a favore di D’Alba che, stando agli inquirenti, avrebbe avuto rapporti con uomini del clan Moretti: “Si, sono andato a parlare io con Michele D’Alba. Io sto aspettando quello… sto chiudendo con Michele D’Alba”, disse l’affiliato Franco Tizzano in un’intercettazione. Inoltre, nella sala d’attesa della Questura di Foggia, l’imprenditore avrebbe sancito “un patto di non parlare” con il figlio e il genero pur di non denunciare il clan. Una vicenda ricostruita nelle carte dell’interdittiva.

Va inoltre ricordato che il presunto collegamento D’Alba-Paciello emerse già nella maxi inchiesta sulla “tangentopoli” al Comune di Foggia per la quale c’è un processo in corso. Sulla richiesta cautelare dell’epoca, redatta dai pm Bray e Infante, a carico del sindaco Landella ed altre persone è scritto: “Bruno Longo (ex consigliere comunale intercettato, ndr) continua dicendo che – riguardo ad una mozione in Comune – avrebbero deciso di prendere del tempo e non 48 ore come scriverebbe il quotidiano ‘l’Attacco’, giornale che secondo lo stesso sarebbe pagato da Michele D’Alba (ndv. noto imprenditore foggiano), quest’ultimo definito ‘amico di merenda’ del sindaco Franco Landella“. 

Da sinistra, Daniela Di Donna, Pierpaolo Limone, Franco Landella, Piero Paciello, Gianni Rotice e Michele D’Alba, quest’ultimo di spalle

Da Paciello stessa difesa a spada tratta proprio a favore dell’amministrazione Landella, sciolta per mafia per una lunga serie di motivazioni. Il Comune di Foggia aveva affidato alcuni settori nevralgici della città come la gestione dei semafori, la segnaletica stradale, il verde e persino i bagni pubblici ad aziende vicine o addirittura controllate dalla mafia foggiana: “Sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso – si legge nella relazione del prefetto di Foggia -. Un quadro inquietante della realtà amministrativa dell’ente, che attesta uno sviamento del munus pubblico in favore degli interessi della criminalità organizzata”.

Tutte questioni che andavano a minare, nel profondo, la limpidezza dell’ente comunale che invece dovrebbe restare ben lontano da determinati ambienti ed essere punto di riferimento dei cittadini. Ma per Paciello lo scioglimento “fu una decisione tutta politica presa da Roma”. Secondo il direttore a Foggia ci sono “organizzazioni criminali straccione perché fondano il loro business sulle estorsioni”. I clan, sempre a parere di Paciello, non sarebbero mai stati in grado di “prendersi l’economia di Foggia”.

Sempre Paciello si improvvisa avvocato difensore del sindaco di Manfredonia, Gianni Rotice, al centro di numerose polemiche in riva al golfo, sostenuto in campagna elettorale proprio da D’Alba, come evidenziato dall’ex assessore ai Lavori Pubblici, Angelo Salvemini. L’Attacco ospita persino una rubrica di Libera Scirpoli, sorella del boss garganico Francesco e compagna del primo cittadino manfredoniano. Quest’ultima figura sul sito del Dare (distretto tecnologico promosso dalla Regione Puglia con partecipazione dell’Unifg), come project leader. Tra i soci del Consiglio di amministrazione presieduto dal direttore del Dafne, Milena Sinigaglia – in sella al dipartimento dopo il passaggio di consegne con Agostino Sevi, allora nominato pro rettore di Pierpaolo Limone -, c’è Rotice. L’ex presidente di Confindustria accompagnò anche il percorso di nascita di “Impresa Puglia”, il contenitore alternativo all’Aquila voluto da D’Alba dopo la rottura in via Valentini Vista Franco. La prof di Microbiologia agraria figura nell’assemblea costitutiva.

Ma la “docenza” a Paciello non è il primo scivolone dell’ateneo dauno. C’è ad esempio il case history (“modello imprenditoriale di successo da prendere ad esempio“) – con la previsione della pubblicazione di un libro sul Gruppo Tre Fiammelle – voluto dal dipartimento di Economia durante il rettorato di Limone, interrotto dopo alcuni articoli di giornale con conseguente rinuncia alla delega al Bilancio del curatore del lavoro, il professor Antonio Corvino. Limone, attualmente rettore dell’università telematica “Pegaso”, aveva aperto un’indagine interna, il cui esito non è mai stato diffuso. L’imprenditore, invece, al Corriere della Sera aveva dichiarato: “Finalmente aperta al territorio e proficuamente impegnata a perseguire gli obiettivi della terza missione, che trova elemento fondante nel rapporto tra le imprese e i diversi dipartimenti: un’università che adesso sentiamo anche nostra“. Qualche tempo prima, la stessa società aveva finanziato una borsa di studio per il corso di laurea in “Scienze economiche e umanistiche per la valorizzazione dei territori” presso il dipartimento di Studi umanistici (quello dell’ex rettore, il documento è datato 6 agosto 2020).

L’Università di Foggia era già cascata in fallo dopo la vicenda dell’assegno previsto per il progetto L’informazione locale come costruzione sociale che aveva come responsabile scientifico il professore romano Fabio De Nardis, referente di un master in giornalismo. Il docente aveva scelto come partner proprio l’Attacco, non si sa bene in base a quale criterio. Se per tiratura, copie vendute, particolari innovazioni giornalistiche di formati e linguaggi, menzioni nelle inchieste giudiziarie antimafia, numero infinito di querele, numero di condanne, denunce penali, durc in regola etc.

Raggiunto al telefono, il docente De Nardis ci spiegò le sue ragioni: “Non sono di Foggia, sono romano e vivo a Lecce. Non conosco bene la realtà. Un paio di conoscenti, di Manfredonia, mi hanno consigliato questo giornale, perché coniuga carta stampata e online: è un modo per studiare i processi di una realtà locale che resiste, mentre molte altre chiudono”. Il ricercatore però, nonostante lo studio, ignorava che la società editrice storica del quotidiano in questione, la Well.Com – Communication Consulting srl, fosse fallita nel 2018, per via di una massa debitoria di oltre un milione di euro. Oggi, infatti, lo stesso giornale viene edito da un’altra società, ma con lo stesso nome e lo stesso direttore responsabile.

Ma c’è sempre la Terza missione da perseguire, ovvero “l’insieme delle attività di trasferimento scientifico, tecnologico e culturale e di trasformazione produttiva delle conoscenze, attraverso processi di interazione diretta dell’Università con la società civile e il tessuto imprenditoriale, con l’obiettivo di promuovere la crescita economica e sociale del territorio, affinché la conoscenza diventi strumentale per l’ottenimento di benefici di natura sociale, culturale ed economica”. Davvero tutto questo serve agli studenti e alla crescita di una provincia da decenni piegata ad interessi opachi e relegata agli ultimi posti delle classifiche nazionali?

Una situazione che il prefetto Maurizio Valiante è chiamato a vigilare anche al fine di sottoporla al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per tenere accesi i fari sulla provincia di Foggia fustigata da una mafia brutale, sottovalutata per almeno trent’anni, oggi finalmente oggetto di approfondimenti e inchieste a livello mondiale. Rinnegare il fenomeno è il peggiore errore che si possa fare. (In alto, in foto, la sede dell’UniFg in via Gramsci; nel riquadro a sinistra, il prefetto Valiante; sotto, Rotice e Scirpoli; a destra, Paciello con D’Alba)

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Tags: Paciello università foggia
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